Ieri è successa una cosa straordinaria. Nel pomeriggio imbocco la Salaria verso Rieti per un giro in macchina con mio figlio Stefano. Senza meta precisa, anche solo contenti per lo scrosciare d’acqua a tratti, che in certi momenti diventa diluvio: a me e ai miei figli è sempre piaciuto andare (in macchina, camminare, in bicicletta…) sotto l’acqua. Superiamo Rieti e andiamo verso Terni, e penso che, vista l’acqua che la fa da protagonista, possa andar bene una visita alla cascata delle Marmore: non faccio in tempo a pensarlo e un cartello la indica; ci arriviamo, ma è chiusa. Pazienza, il giro valeva comunque la pena, e penso anche che lì vicino dev’esserci Piediluco, il piccolo borgo dove trova riposo il mio sfortunatissimo amico Luigino Scricciolo: chi non conosce la sua storia (ma credo siano in pochi) può leggere il suo bellissimo libro autobiografico “20 anni in attesa di giustizia, edizioni Memori, oppure un articolo in sua memoria che ho pubblicato sulla mia pagina di Facebook, “Non si uccidono così gli scriccioli”, frase tratta dalla prefazione a quel libro che fece Mario Capanna. Quasi naturalmente, alzo la testa e vedo subito il cartello stradale che lo indica. Ci arrivo facile, come facile è trovare il cimitero. Il loculo me lo trova Stefano, ché io sono troppo emozionato per riuscirci. Chiamo la sua compagna, Pierangela, e le dico che sono arrivato fin lì, apparentemente trasportato dal caso, per salutare il “nostro” Luigino. Lei resta sorpresa e mi dice di guardare la lapide, e la data di nascita. Mi commuovo davvero: è il giorno del suo compleanno, e senza saperlo son venuto fin da lui per fargli gli auguri. Sono quelle cose che lasciano a bocca aperta, quando la vita non smette mai di stupirci. E un piccolo regalo l’ho fatto anch’io senza saperlo – oppure sapendolo benissimo – a una delle persone più care che abbia mai conosciuto. Buon compleanno allora, amico mio, sempre vivo per me.