Un presidente sudamericano viene “dirottato” fuori dal nostro spazio aereo alla stregua di un terrorista, e il nostro ministro degli Esteri – da una vita ufficialmente impegnata in diritti umani e rispetto delle minoranze – se ne lava bellamente le mani, dimostrando così la sua vera natura di appecorata a tutto tondo nei confronti del potere, quello vero.
Per fortuna, a bilanciare la nostra inanità sull’argomento datagate, l’esponente Pdl Maurizio Gasparri (Maurizio Gasparri!) chiede – senza timore di essere preso per matto e immediatamente ricoverato alla neurodeliri – le dimissioni del presidente Obama (le dimissioni del presidente Obama!), magari sperando in una ripresa tv finalmente fuori dai nostri confini, visto che da anni la sua immagine ci ammorba ad ogni minimo alito di vento. Che però viene meno: i cameramen Usa, uditolo, sono troppo impegnati a piegarsi in due dalle risate.
Una serpentessa botulinata, molto nota per il suo perfetto stile da reiterata teppista piccolo-borghese, dichiara senza ombra di pudore di sentirsi la rappresentante di chi l’ha eletta, non di tutti gli italiani. Peccato che un eletto dal popolo debba essere rappresentante del popolo tutto e non solo di una parte, ma sarebbe ancora più grave se un simile rettile – orgogliosa di esserlo, fra l’altro – ricoprisse una carica istituzionale super partes (ah, ci sta provando e forse ci riesce, ad occupare la poltrona che è della terza carica dello Stato, anche se solo come vice? Ma dai!).
Un capo-comico che non smette di dare della “salma” al Capo dello Stato spara una delle sue intemerate da caserma sul blog aziendal-personale chiedendo un incontro alla salma stessa onde illustrare una serie di richieste di stampo meramente politico, in stile sobrio e raffinato come solo lui sa fare: scioglimento immediato delle Camere, certificazione del Parlamento morto da tempo, cacciata del Governo in carica. Il tutto incastonato fra annunci web di impianti fotovoltaici e libri scritti dal buffone stesso e suoi sodali. Con grande sorpresa (non solo) sua, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano risponde cortesemente e lo invita al Quirinale, ma non per un colloquio privato, e invece addirittura eventualmente anche allargato ad altri esponenti (ma dei quali debbono essere chiare le “cariche”) del movimento estroso della compagnia cantante che fa capo al comico. Che risponde – via fax: non lo usano più nemmeno in Burundi, e lo usa invece lui, che si considera un principe del web, e su quello ha costruito le sue fortune! – se è possibile posticipare l’incontro (fissato per venerdì) per “altri impegni precedentemente presi”. E stavolta non stava scherzando nemmeno un po’.
Un padano doc – che incarna perfettamente il tipo di perdigiorno che si può incontrare in ogni bar di paese della Padania la mattina presto, già intento a scolarsi bicchieri di grappa e quartini di pessimo vino bianco – dai banchi del Parlamento invita gli esponenti di Sel a cambiare il nome del partito in “Sodomia e Libertà”. Alle proteste che si levano, non contento della bravata (a lungo meditata, senz’altro) invita un paio degli esponenti avversi ad avvicinarsi, oppure a ritrovarsi all’esterno “per farcela fuori fra noi”: del resto succede proprio così, nei trani della bassa padana. Complice un sussulto di dignità istituzionale, viene prontamente cacciato e sospeso dall’aula, portato via di peso da un manipolo di commessi ai quali prudono evidentemente le mani. Non tutto è perduto, allora.
Continua il tour della Guardia di Finanza alla ricerca delle spese improprie dei gruppi politici all’interno delle Regioni. Stavolta è il turno della Campania e, in modalità del tutto sorprendente, anche lì si riscontrano delle anomalie. Ma non per tutti: ad essere indagati, infatti, sono “solo” 57 consiglieri su 60. Spiccano le spese di pasticceria di un eletto (più di 13mila euuro, ma lui dichiara a Repubblica di “non ricordare” cose del genere), gioielleria varia, profumi per grandi e balocchi per piccini. Di difficile giustificazione la spesa relativa a una tintura di capelli effettuata da un consigliere calvo, ma si vede che si portava avanti con il lavoro: la speranza è l’ultima a morire, ben oltre i bulbi tricotici in possibile ricrescita.
A proposito di (ri)crescita, il nostro Presidente del Consiglio twitta tutta la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto in Germania sulla questione, e la fa come farebbe uno studente di terza media impegnato con gli sms, infarcendo il testo di orribili “x” in luogo dei corretti “per”. Avrà forse agito così per risparmiare sulle 140 battute obbligate, ma qualcuno gli spieghi che di tagli sull’istruzione ne sono già stati fatti abbastanza perché se ne debba far carico anche lui in modo così ridicolo. La lingua la usi bene anche per iscritto: forse gli riesce e magari non si fa ridere dietro.
Finora abbiamo scherzato: le province non si toccano. La Consulta dice che non è materia che possa essere trattata dal Parlamento, ma è piuttosto costituzionale. E’ un bella scossa che ci riporta alla realtà: io pensavo semplicemente che ci avessero messo una pietra sopra, e invece no, si ricomincia daccapo. Siamo tenaci, non c’è che dire, e a perdere tempo non ci stiamo. Solo: ma quando hanno deciso l’abolizione nessuno ha pensato di dare un’occhiata al testo della Costituzione? Qualche anno (due, fino ad ora) di inutili discussioni – anche feroci: penso alle barricate fra Livorno e Pisa, ma sono molte di più – ce lo saremmo risparmiato, no?
L’Egitto è in fiamme, ma sui social tiene più banco la riconferma dell’italo-egiziano El Sharawi al Milan che la fine della democrazia (orribile, ma sempre scaturita da libere elezioni) in quel Paese, e chissà quando e se torna. Giuro che ho letto anche post di figuri che si informavano se a Sharm potessero essere messe in pericolo le strutture di vacanza. I generali non hanno ancora diramato bollettini in proposito, ma no: sono sicuro che lì tutto funziona bene, e ci si può andare a cuor leggero. Del resto, chi va in quei posti l’Egitto manco lo vede ma torna abbronzato, contento di aver speso un cazzo, inorridito dalla pacchianeria e dalla volgarità dei russi (finalmente qualcuno che ci batte, dopo un dominio italiano incontrastato per decenni!), e con un pezzo di corallo staccato dalla barriera, con l’aggiunta dell’ebbrezza di aver eluso le guardie di frontiera (oh, mai che ne prendano uno di ‘sti predoni, che le pene sono severissime e sarebbe simpatico poi sentire i racconti del vissuto, all’uscita da un carcere egiziano. Ma prima o poi succede: ho pazienza io, come per tutto il resto di cui sopra).