Così come per decidere il titolo che mi sembrasse più giusto per “Troppa nebbia nel cuore” di tempo ce ne ho messo tanto, anche trovare qui quello adatto a questo scritto del mio amico Roberto Uggeri – che definire “recensione” è assolutamente riduttivo – è stato esercizio lungo e difficile. Ho provato così a rimediare estrapolando uno stralcio da ciò che lui mi ha dedicato e che ho letto parola per parola con grande emozione, restando stupito per la profondità del pensiero che Roberto ha avuto forza e coraggio di esprimere, e che nemmeno in una sola sua parola mi è sembrato retorico e insincero. Del resto, anche tutti gli altri commenti che mi sono arrivati dopo la lettura del libro hanno avuto la forza e il pregio di aggiungere un frammento a quello che volevo dire, riuscendo sempre a stupirmi per quello che ho suscitato in ognuno, il che è davvero inimmaginabile rispetto a quando tempo fa decisi di “impegnarmi” in questo tipo di avventura letteraria personale, e chi ha letto “Troppa nebbia nel cuore” senz’altro capisce cosa intendo. Di solito pubblico un post prima in queste pagine del sito e poi lo condivido su Facebook; nel caso di Roberto mi sento di fare il contrario, “regalando” a chi invece capiterà qui senza essere presente su fb la possibilità di leggere cosa può scrivere un amico, di quelli che lo sono dal primo momento che incontri e lo saranno per sempre anche se non ci si vede quasi mai, tanto sai che ci sono lo stesso. E che se amico non lo fosse stato già prima, da adesso lo sarebbe per sempre. Buona lettura.
Ci sono libri che restano sul comodino un’ eternità, non hai forza, animo e capacità di arrivare in fondo. Altri che non trovi pace quando devi smettere di leggere perché si è fatto tardi e hai gli occhi gonfi di sonno. Così al mattino, appena sveglio, li riprendi e te li porti appresso per leggerne un po’ in treno o, comunque, quando hai un istante per sederti e riaprirlo.
Sono libri che divori ma, al tempo stesso, non vorresti finissero mai perché hai la sensazione che, una volta arrivato all’ultima pagina, ti manchino. Vuoi sapere quale sarà l’epilogo ma ti spiace perché sai che i protagonisti saranno come amici che se ne vanno.
“Troppa nebbia nel cuore” di Tiziano Marelli, per me, è così, con il vantaggio che conoscendo l’autore, proprio grazie a un altro libro letto tutto d’un fiato, so che posso chiamarlo o sentirlo e la cosa lenisce, ampiamente, il “senso di perdita” che ho provato arrivando in fondo al suo ultimo scritto.
Sincero come una frase nel dialetto dei nonni.
Incalzante come il rimestio sociale di una rivoluzione imminente.
Struggente come un’occasione di quelle che, se non cogli subito, poi possono anche non capitare più e passi gli anni a rammaricartene.
Come scrive lui stesso, pagina dopo pagina, si scoprono “storie di vite compromesse” che poi, di riflesso, sono quelle di tutti noi perché ciascuno ha, anche se non lo vuole vedere o non lo vuole ascoltare, un dolore sordo nel profondo o una ferita da lasciar cicatrizzare.
Alcuni passaggi, in particolare, me lo fanno sentire vicino, come questo: “Basta dargli tempo, al tempo: è capace di cambiare tutte le prospettive, indipendentemente dalla nostra volontà”.
Sì, perché a volte è il tempo o, se preferite, chiamatelo “il destino” che decide per noi. È la vita che non smette mai di stupire e che, indipendentemente da noi, fa il suo corso.
Mi lascia, questo libro, la piacevole certezza che ci sono persone con le quali avverti subito intesa e vicinanza, occhi nei quali ti specchi, passi che paiono i tuoi quando li vedi andar via. Lo confermano le cose che dicono e scrivono.
Grazie a Tiziano ora posso dare un nome a quel che ogni tanto provo, a quella vaga sensazione di avere “Troppa nebbia nel cuore”.
Roberto Uggeri