Pressoché bloccato da ragioni contingenti nel vivere una serie che ormai pare infinita di giornate-fotocopia, mi ritrovo a fantasticare su cosa vorrei fare quando questo periodo finirà. Perché finirà, prima o poi. Io, per una vita abituato a non fermarmi mai, a vivere “alla giornata” rendendomela spesso incredibile anche in maniera sorprendente e non cercata, mai avrei detto che mi sarebbe potuto succedere. Un giusto contrappasso, in fondo, e va bene così.
Per esempio, mi immagino seduto in piazza Gae Aulenti con Igea, un posto che tutti mi dicono bellissimo e che ancora non ho visto. Lì mi piacerebbe incontrare tutti gli amici che non vedo da tempo e che ho “in arretrato” d’incontro: sono tantissimi. Ci starei delle ore, parlando con loro ma anche in silenzio, noi due soli per riappropiarci così un po’ di Milano, la mia città, che non mi manca mai abbastanza. Oppure, andare a Busseto dove ho altri amici meravigliosi; un panino con il culatello preso alla Salsamenteria Baratta e poi vorrei mettermi in piazza sotto la statua di Verdi, e incontrare anche loro, per parlare di quanto è bello tornare – o vivere – in un “piccolo mondo antico” pieno di fascino che non si esaurisce mai ogni volta che ci vado e che anzi aumenta, ogni volta di più. Ancora, quanto vorrei passeggiare sulla spiaggia di Silvi Marina d’inverno, desiderio ancora più forte rispetto al farlo d’estate perché “fuori stagione” non c’è quasi nessuno, e in quel posto magico per tutta quella che è la mia storia ho incontrato per la prima volta l’amore della mia vita, e quindi saremo in due anche in quel caso. Non vorrei nemmeno farmi mancare la Val Sarentino, dove vado da quando i miei figli avevano pochi mesi, e adesso quelle montagne e quella gente le ama anche mia suocera: basta dirle “Sarentino” o “Murrerhof” (che è il nostro albergo, e quando ci andiamo ci sentiamo in famiglia) che lei chiede di preparare i bagagli e vuole andarci subito, e se ci riusciamo – adesso che si è quasi ristabilita del tutto da un incidente domestico terrificante – sarà il primo viaggio che ci azzarderemo a fare, tutti e tre insieme. Anche andare a Londra, a sorpresa, e aspettare mio figlio Stefano fuori dal lavoro e vedere l’effetto che fa a tutti e due è momento che sogno ad occhi aperti: mi ha promesso che me la farà conoscere non solo come turista mordi e fuggi, e non vedo l’ora. O a Lisbona, che ci sono stato solo un week-end e mi è rimasta nel cuore: voglio restarci almeno una settimana e farmi avvolgere dalle note struggenti del fado, e girarla tutta a piedi accompagnato da quella musica che bene si accoppia a uno stato d’animo nostalgico, come è il mio adesso e come immagino sarà così anche un domani che verrà, quando tutto questo finirà.
Perché finirà, prima o poi.