Vent’anni fa, oggi. Esattamente vent’anni fa me ne andavo di casa per separarmi, soprattutto dai miei figli: temevo che con loro il distacco sarebbe stato per sempre invece non è successo, e questa è la vittoria più grande che mi dedico. In quelle ore, momenti di dolore così grande pensavo non si sarebbero mai leniti con il semplice scorrere del tempo, anzi: ero sicuro che non avrei avuto più vita davanti a me. Invece sono passati vent’anni – in un soffio o in un tempo infinito – e adesso posso dire di essermi pacificato con quel passato, di essere felice per quello che il destino poi mi ha ancora riservato, addirittura curioso verso un futuro che magari si rivelerà ancora più sorprendente. Lo devo soprattutto a Michele e Stefano, agli amici che non mi hanno abbandonato nemmeno un attimo soprattutto nei frangenti più bui e pericolosi, a un lavoro bellissimo che spesso ha riempito i (tanti) momenti di smarrimento. E a Igea, che se il fato non avesse deciso di farmela incrociare, chissà. Vent’anni oggi, esattamente, e se ci penso mi rivedo allora non solo con la tristezza che sanno procurare i ricordi più devastanti, ma anche dalla tenerezza e dallo struggimento che riesce a dare il ricordo di una posa epocale di quelle pietre che segnano il destino. Sono andato avanti e uscito bene, anche. Meglio, davvero, non si poteva.